sabato 11 febbraio 2012

Enrico


Ah, l'arroganza del turista. Per due secoli e mezzo, residenti e villeggianti hanno tentato una difficile convivenza. Credo che alla fine si sia raggiunto un compromesso: sopportarsi giusto il tempo di una vacanza. Ci penso spesso, quando visito luoghi stranieri. Cosa passerà nella testa dei valdostani, dei liguri, dei fiorentini, quando si va a far foto al Cervino, a Strada Nuova, a Palazzo Pitti? Si limitano a tollerare il visitatore o sono sinceramente lieti di aprirgli il loro territorio? Personalmente, quando vedo tedeschi gironzolare per Asti, vorrei abbracciarli. Danke ragazzi, ditelo a casa che la città è bella. E la prossima volta portate anche il cugino Helmut.

Ma quelli che abitano a Viatosto? Dico, anche loro hanno parecchia gente che va e viene, cittadini che arrivano fino alla chiesa in bici, di corsa, o camminando veloci (soprattutto le signore di una certa età, le riconosci dalla giacca della tuta allacciata dietro alla schiena). Forse quelli di Viatosto ci hanno fatto il callo, e considerano tutti gli astigiani che salgono fin da loro come parte della fauna locale. Finché si limitano a farsi il loro giro, penseranno, non danno poi troppo disturbo.

Ecco, questo è il problema. Per quel che mi riguarda, non riesco più a limitarmi al solito giro. Godermi la collina, il muro che costeggia la torre, i campi con la staccionata di legno, non mi basta più. Sento la necessità di ficcare il naso nelle faccende del borgo. Lo devo proprio dire: ho l'impressione che chi abita a Viatosto, o per lo meno una parte di loro, non abbia coscienza della bellezza circostante. Lo vedo da come spariscono piccoli dettagli di un paesaggio che era unico. Le querce lungo la strada, le rive cementificate all'inizio della salita, qui e cantieri che non lasciano presagire nulla di buono. Tessere rubate a uno splendido mosaico, caratteri irripetibili senza i quali il paesaggio è sempre più banale.

Per quel che ne so, causa diretta o indiretta di questo impoverimento sono quasi sempre i residenti di Viatosto. Siamo al paradosso: chi viene da fuori è più sensibile al mutamento, percepisce la perdita di bellezza del luogo e agisce di conseguenza. C'è chi scrive lettere ai giornali, chi coinvolge il Comune, chi organizza manifestazioni. I destinatari delle critiche abbozzano, fanno spallucce. La gente si abitua a tutto e dimentica anche in fretta. È un meccanismo dal quale difficilmente si esce, succede in tutta Italia e in tutta Italia negli ultimi cinquant'anni ha contribuito a cancellare piccoli e grandi tesori.

C'è una sola soluzione, e ancora una volta toccherà mettere il naso nelle faccende del borgo. Toccherà dire a chi ci abita cosa fare della loro Viatosto. Ma lo dico a quellie voglio credere che siano la maggioranzache sanno benissimo di vivere in un luogo splendido. Condividete con i vostri vicini questa vostra coscienza, fate in modo che vedano i dettagli che compongono la bellezza dell'insieme. Date vita a un movimento di resistenza che lotti per il paesaggio, puntate in alto, pretendete che gli amministratori riconoscano e tutelino l'unicità di Viatosto. Finché a dirvelo sarà un tizio qualunque di città, il messaggio varrà poco. E rischierà di essere preso per il solito turista invadente.

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