giovedì 19 maggio 2011

Un luogo fatto di parole

Si può ricostruire un luogo attraverso le parole? Credo di sì, ed è quello che si proverà a fare. Ho intenzione di raccogliere il più alto numero possibile di testimonianze sulla percezione di questo luogo -Viatosto- da parte degli astigiani. Inviatemi i vostri ricordi, emozioni, riflessioni a questo indirizzo:
lucillacarlotta@gmail.com
specificando come oggetto: racconto Viatosto.
Non dimenticate di scrivere il vostro nome e cognome. Potete anche mandare una vostra foto, se volete.
Le testimonianze più significative verranno pubblicate su questo blog. Costruiremo, passo dopo passo, il racconto collettivo di Viatosto.

mercoledì 18 maggio 2011

Il concetto di bene immateriale

La questione della "fine del paesaggio" è ormai ben conosciuta da urbanisti e sociologi. Gli effetti negativi che le grandi e anonime periferie-costruite in maniera poco razionale e rispettosa delle esigenze di socialità e bellezza insite in ogni essere umano- esercitano sui loro abitanti sono noti. Questo non significa che tutti gli abitanti li subiscano: vi sono periferie che conservano (proprio grazie a chi ci vive) coraggiosi e poetici angoli di bellezza. Il problema della fine del paesaggio è quindi etico prima che estetico: significa che siamo disposti a sacrificare questo bene immateriale in virtù di ragioni di tipo economico, senza dubbio più soddisfacenti nel breve periodo. Un piccolo esempio: se per fare posto ad una nuova costruzione abbattiamo un gruppo di alberi che ombreggiavano un'area urbana, senza dubbio creiamo un'utilità economica per il costruttore, per gli acquirenti del fabbricato e per chi ci vivrà. Avremo però eliminato un luogo che poteva fornire ristoro ad altri soggetti, sia in termini funzionali (ombra) che estetici. Si dirà, esigenze economico-abitative possono giustificare una modificazione del paesaggio, e senza dubbio ciò è vero. Ma è altrettanto vero che a fronte di questo argomento, se ne può sollevare un altro fondato sull'importanza della persistenza di un dato paesaggio. E quest'ultimo argomento è tanto più forte quanto più si riesca a dimostrare il peso e la qualità di questo bene immateriale. La prova di ciò non è facile da ottenere: si basa sulla raccolta delle testimonianze, delle emozioni, delle parole che siamo disposti a spendere per renderlo vivo e presente, per dimostrare che esiste.

Andare via/Aiutare

La leggenda tramanda che il toponimo "Viatosto" derivi dall' invocazione "Ayatost/Adiuva cito", vale a dire "Aiuta presto": invocazione rivolta alla Madonna dagli abitanti del Borgo affinchè liberasse la città dalla piaga della peste del Trecento. Altra lettura è quella per cui-sempre nel Medioevo- in questo luogo sorgesse un lazzaretto e perciò, per timore della contaminazione, i cittadini si tenessero a debita distanza. Indipendentemente dalla veridicità di queste brevi notazioni storiche, e, anzi, verrebbe a dire contrariamente ad esse, Viatosto è sempre stato un luogo molto frequentato, anche inizialmente se la via d'accesso inizialmente era unica (vale a dire, quella che parte dal "Fontanino"). Successivamente, la costruzione del ponte dell'autostrada e l'urbanizzazione della zona nord della città hanno contribuito allo sviluppo dell'altra via di accesso, che parte proprio dal cavalcavia dell'autostrada. Dunque, mai più via da Viatosto e sempre più a Viatosto.  Quando mi è capitato di dover descrivere questo luogo a qualcuno che non lo conosceva, ho iniziato a riflettere su quale potesse essere il suo fulcro, il suo epicentro: in realtà non ce n'è uno solo. Si tratta infatti di una "costellazione" formata dalla chiesa romanica, dal bar, dalle ex scuole elementari (ora sede del comitato palio Borgo Viatosto) e dal circolo ricreativo Morando. Queste quattro realtà costituiscono il cuore del Borgo e sono per così dire complementari. La descrizione del "centro", tuttavia, non è esaustiva. Quando gli Astigiani parlano di Viatosto, intendono infatti, oltre ad esso, la strada circolare che congiunge il borgo alla città creando un circuito di circa 5 km immerso nel verde. Chi spesso, come la sottoscritta, lo utilizza per andare a correre, lo conosce a memoria. Il mio tratto preferito? Quello che dalla chiesa prosegue lasciandosi dietro il bar, in una discesa (l'unica) che ti permette di riprendere fiato, ascoltando lo starnazzare delle galline, voltandosi per un ultimo sguardo alla chiesa sempre più alta e lontana, assaporando l'odore del fieno e di erba tagliata, stretta tra il cielo e i campi che ad ogni stagione cambiano colore.

martedì 17 maggio 2011

Questo blog comincia nel momento in cui mi rendo conto che, appesa all' interno della porta della mia stanza a Ferrara, c'è l'immagine di una chiesa romanica, molto pittoresca ma apparentemente insignificante, simile a mille altre che si possono incontrare nei borghi italiani. Talvolta, alzo lo sguardo dal mio tavolo di studio, la vedo e ho l'impressione di essere lì, di poter percepire il vento leggero sul sagrato, le colline a perdita d'occhio (il Monviso, talvolta) da un lato, e dall'altro il profilo della mia città d'origine-Asti, solo momentaneamente abbandonata per motivi di studio e lavoro. Mi trovo in una delle città senza dubbio più affascinanti d'Italia, più bella di Asti-caso strano, me lo ripetono gli astigiani stessi quando torno in città, mentre i ferraresi si mostrano stranamente incuriositi da Asti, città apparentemente discosta dai tradizionali itinerari turistici-eppure la mancanza di Viatosto la sento, eccome.
E' tuttavia interessante notare come questa nostalgia la sentano gli astigiani stessi, che ogni giorno partono a piedi dalla città per raggiungere Viatosto. Per cosa, non è dato sapere: ognuno la sua esigenza la vive in modo del tutto personale, ma credo che la maggior parte trovi in Viatosto un luogo per pensare, vale a dire un luogo che per la sua conformazione stimola i pensieri e le riflessioni. Arrivati sul sagrato della chiesa si guarda la città dall'alto, e si prende la giusta distanza dalle cose per ridiscendere lungo la strada che prosegue dritta tra i campi verdi, le balle da fieno d'estate, fino ai piloni del ponte dell'autostrada, dove ricominciano i rumori della città. Davvero al nostro cuore basta una strada dentro a 5 km di verde?
Viatosto, da questo punto di vista è più di un sogno e molto meno di un mistero. Ne riparleremo.