martedì 17 maggio 2011

Questo blog comincia nel momento in cui mi rendo conto che, appesa all' interno della porta della mia stanza a Ferrara, c'è l'immagine di una chiesa romanica, molto pittoresca ma apparentemente insignificante, simile a mille altre che si possono incontrare nei borghi italiani. Talvolta, alzo lo sguardo dal mio tavolo di studio, la vedo e ho l'impressione di essere lì, di poter percepire il vento leggero sul sagrato, le colline a perdita d'occhio (il Monviso, talvolta) da un lato, e dall'altro il profilo della mia città d'origine-Asti, solo momentaneamente abbandonata per motivi di studio e lavoro. Mi trovo in una delle città senza dubbio più affascinanti d'Italia, più bella di Asti-caso strano, me lo ripetono gli astigiani stessi quando torno in città, mentre i ferraresi si mostrano stranamente incuriositi da Asti, città apparentemente discosta dai tradizionali itinerari turistici-eppure la mancanza di Viatosto la sento, eccome.
E' tuttavia interessante notare come questa nostalgia la sentano gli astigiani stessi, che ogni giorno partono a piedi dalla città per raggiungere Viatosto. Per cosa, non è dato sapere: ognuno la sua esigenza la vive in modo del tutto personale, ma credo che la maggior parte trovi in Viatosto un luogo per pensare, vale a dire un luogo che per la sua conformazione stimola i pensieri e le riflessioni. Arrivati sul sagrato della chiesa si guarda la città dall'alto, e si prende la giusta distanza dalle cose per ridiscendere lungo la strada che prosegue dritta tra i campi verdi, le balle da fieno d'estate, fino ai piloni del ponte dell'autostrada, dove ricominciano i rumori della città. Davvero al nostro cuore basta una strada dentro a 5 km di verde?
Viatosto, da questo punto di vista è più di un sogno e molto meno di un mistero. Ne riparleremo.

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