mercoledì 18 maggio 2011

Andare via/Aiutare

La leggenda tramanda che il toponimo "Viatosto" derivi dall' invocazione "Ayatost/Adiuva cito", vale a dire "Aiuta presto": invocazione rivolta alla Madonna dagli abitanti del Borgo affinchè liberasse la città dalla piaga della peste del Trecento. Altra lettura è quella per cui-sempre nel Medioevo- in questo luogo sorgesse un lazzaretto e perciò, per timore della contaminazione, i cittadini si tenessero a debita distanza. Indipendentemente dalla veridicità di queste brevi notazioni storiche, e, anzi, verrebbe a dire contrariamente ad esse, Viatosto è sempre stato un luogo molto frequentato, anche inizialmente se la via d'accesso inizialmente era unica (vale a dire, quella che parte dal "Fontanino"). Successivamente, la costruzione del ponte dell'autostrada e l'urbanizzazione della zona nord della città hanno contribuito allo sviluppo dell'altra via di accesso, che parte proprio dal cavalcavia dell'autostrada. Dunque, mai più via da Viatosto e sempre più a Viatosto.  Quando mi è capitato di dover descrivere questo luogo a qualcuno che non lo conosceva, ho iniziato a riflettere su quale potesse essere il suo fulcro, il suo epicentro: in realtà non ce n'è uno solo. Si tratta infatti di una "costellazione" formata dalla chiesa romanica, dal bar, dalle ex scuole elementari (ora sede del comitato palio Borgo Viatosto) e dal circolo ricreativo Morando. Queste quattro realtà costituiscono il cuore del Borgo e sono per così dire complementari. La descrizione del "centro", tuttavia, non è esaustiva. Quando gli Astigiani parlano di Viatosto, intendono infatti, oltre ad esso, la strada circolare che congiunge il borgo alla città creando un circuito di circa 5 km immerso nel verde. Chi spesso, come la sottoscritta, lo utilizza per andare a correre, lo conosce a memoria. Il mio tratto preferito? Quello che dalla chiesa prosegue lasciandosi dietro il bar, in una discesa (l'unica) che ti permette di riprendere fiato, ascoltando lo starnazzare delle galline, voltandosi per un ultimo sguardo alla chiesa sempre più alta e lontana, assaporando l'odore del fieno e di erba tagliata, stretta tra il cielo e i campi che ad ogni stagione cambiano colore.

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