martedì 6 marzo 2012

Francesca





Sono nata e ho sempre vissuto in città.

Per anni “andare in campagna” era andare a casa dei miei nonni, in un paesino a circa una ventina di km da Asti dove ho trascorso intere domeniche giocando a nascondino nelle vigne, raccogliendo fiori e osservando le formiche uscire dalla terra e scalare le colline.
Poi un giorno, verso la fine delle elementari, la maestra ci ha portati in visita a Viatosto. Abbiamo camminato una mezz’oretta in fila per due, ordinati come soldatini e siamo arrivati davanti alla chiesa.
Ricordo bene che, dopo essermi guardata un po’ intorno, pensai con un certo stupore: “Sono in campagna e ci sono arrivata a piedi, senza nemmeno prendere la statale!”
Non mancava nulla, c’erano i prati verdi, le vigne, un sacco di fiori, una piazzetta, un piccolo bar, la chiesa..proprio come al paesino dove andavo a trovare i miei nonni.
Ero in campagna e vicinissima al centro di Asti. Ricordo che fu davvero una bella scoperta.

Sono passati un bel po’ di anni ed ora a Viatosto ci vado a correre, tutte le volte che torno ad Asti.
E’ un percorso che ormai non ha segreti; so bene dove trovare l’ombra quando fa molto caldo e dove fare attenzione perché d’inverno alcuni tratti sono più ghiacciati.
Mi arrampico su per la salita, fino al campanile, do un’occhiata al suo orologio e, alzando gli occhi, verso l’orizzonte, saluto il Monviso che sembra volermi dire che il peggio è passato e mi sono meritata la discesa.
A volte mi fermo, non tanto per riprendere fiato, ma per scattare una foto a quello scenario che, ancora dopo tanti anni, riesce sempre a farmi rallentare un attimo.

Qualche mese fa mi capitò sotto mano un articolo di giornale intitolato “correre in campagna è meglio che correre in città”.
Si trattava di uno studio del dipartimento di Scienze della Salute dell’università di qualche città che non ricordo, che, dopo aver effettuato un’indagine tra gli atleti che si allenano in città e quelli che si allenano in campagna, comparando i valori, aveva rilevato che nei primi è circa mille volte superiore il biossido di azoto, cioè il principale inquinante da traffico, che irrita il tessuto polmonare.
Seguiva il commento di un illustre professore che sottolineava quanto fosse più salutare per le nostre vie respiratorie correre in campagna, lontano dalle strade e dallo smog.
Tutto facilmente intuibile, anche senza lo studio del dipartimento di Scienze della Salute, e poi in qualità di fumatrice, non è nemmeno troppo coerente preoccuparsi tanto degli effetti nocivi del biossido di azoto!
Ma sicuramente tra le considerazioni dell’illustre professore ne mancava una, a parer mio la più importante e cioè che, particelle inquinanti a parte, correre in campagna, lontano dalle vie trafficate,  fa molto meglio, non solo ai polmoni, ma allo spirito.
Qualcuno disse che l’uomo quando corre immerso nella natura ridiventa animale; cacciatore o cacciato non fa differenza. E devo dire che ci penso spesso a questa frase quando corro lungo la strada della campagna di Viatosto, con lo stesso orizzonte davanti e dietro.
Correre e sentire il battito del fiato nelle tempie, il tonfo lieve dei piedi uno dietro l’altro, l’odore di erba medica, il profumo dell’erba appena tagliata, le cicale con il loro instancabile frinire, il ronzio delle api, vedere il Monviso, vedere scorrere accanto le querce, le vigne, le colline verdi e tondeggianti.
Correre  lontano da palazzi che ti osservano dall’alto, dalle auto e dalle distese di cemento.
E’ questo il  vero motivo per cui Viatosto deve resistere alla città che, sempre più frequentemente, deborda dai suoi confini, scoppia e si sparpaglia, sfigurando la campagna.
Perché ogni volta che torno ad Asti, voglio poter continuare a sentirmi una privilegiata, che, indossate le scarpe da ginnastica, può godersi la campagna, a pochi minuti dalla città, in un posto che non deve cambiare mai.
























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